“A Bruno Detassis – una vita per la montagna”. Era scritto così sulla targa consegnata alla popolare guida alpina del Brenta, al patriarca del rifugio Brentei. Una frase che racchiude tutto il significato del premio di solidarietà alpina di Pinzolo.
Come alpinista Bruno Detassis ha compiuto diverse imprese anche extraeuropee, come, ad esempio, nelle Ande. Il suo cuore è però rimasto sempre con le sue montagne e, in special modo, il suo Brenta, che custodisce dentro di sé. Detassis viene premiato non solo come rocciatore, guida alpina rinomata e gestore del rifugio Brentei, ma anche e soprattutto come uomo del soccorso alpino, sempre pronto ad accorrere ad ogni chiamata.
Nato a Trento nel 1910, Bruno Detassis cominciò ad arrampicare giovanissimo. Raggiunse la notorietà nel 1932 con la “diretta” alla parete Sudest della Paganella, che inaugurò la serie delle sue grandi salite degli anni Trenta, tra le quali spiccano per ardimento, eleganza e maestria la Nordest della Brenta Alta, la Nordest del Crozzon di Brenta, la Sudovest alla Cima Nordovest del Croz Altissimo, il pilastro di destra della parete Sudest della Cima Tosa e la via Canna d’Organo al Dain Picol in Valle Sarca. Numerose anche le vie aperte in Brenta, nelle Pale, nel Sella e altrove nelle Dolomiti.
Istruttore di alpinismo presso la Scuola militare alpina di Aosta, nel 1943 venne deportato in Germania dove fu di aiuto e di esempio ai compagni di prigionia. Nel 1949 divenne gestore del rifugio Maria e Alberto ai Brentei. Umile di fronte alla potenza della natura e meticoloso nel prepararsi ad affrontarla, nel 1957-58 guidò la prima spedizione trentina in Patagonia.
Tra i principali realizzatori della via delle Bocchette, da sempre sente la montagna non come mero palcoscenico di spavalde esibizioni atletiche, bensì come luogo ideale di un’affascinante avventura esistenziale, terreno di gioco e insieme di verifica della propria coerenza con se stessi, con i valori in cui si crede e per i quali la vita vale la pena di essere vissuta.