Quest’anno il comitato d’onore ha deciso di premiare Bruno Jelch per la sua alta statura morale, riconosciuta da tutti gli ambienti alpinistici, per il suo grande coraggio nelle numerosissime e rischiose imprese di salvataggio e per il suo costante e attento aggiornamento scientifico sulle tecniche e sui materiali impiegati nei soccorsi.
Jelch ha acquisito fin da giovane un’esperienza consolidata nel soccorso in montagna. Ha iniziato come membro delle squadre di soccorso svizzere, diventando col tempo tra l’altro direttore tecnico dei corsi nazionali. Nella sua carriera ha portato a termine numerose imprese di salvataggio: fino al 1989 aveva effettuato, per la precisione, 482 uscite, con 751 persone recuperate vive.
Il suo impegno è rivolto anche al collaudo e alla messa a punto di nuovi materiali da soccorso. La popolarità del soccorritore svizzero è infatti notevole nell’ambiente alpinistico per l’uso particolare delle attrezzature nelle operazioni nei crepacci dei ghiacciai. La sua bravura nel consegnare i feriti all’elicottero su ogni terreno è straordinaria e la fama di queste sue nuove tecniche di salvataggio ha varcato i limiti della Svizzera.
Tra i messaggi di saluto giunti ai responsabili del premio, oltre ai tradizionali telegrammi del Presidente della repubblica, Francesco Cossiga, e del Presidente del consiglio, Giulio Andreotti, spiccava una pergamena inviata dal Pontefice, papa Giovanni Paolo II.